Una corretta interpretazione deve essere coordinata da un pensiero debole, per usare la definizione del filosofo torinese Gianni Vattimo, ovvero un’interpretazione che si fondi sul ripensamento profondo di tutte le nozioni che sono sempre state a sostegno della cultura e volto alla pietas nei riguardi dei valori storici tramandati.Un pensiero, quindi, che accetti il peso dell’errore, del caduco, dell’effimero e di tutto ciò che è storico e umano, in favore dell’affermazione di un soggetto molteplice, complesso e cosciente di essere legato indissolubilmente all’alterità in una età nuova e totalizzante.
E, soprattutto, un soggetto tollerante e aperto, capace di mettere al bando la paura della diversità, i pregiudizi, l’etnocentrismo e l’individualismo, per cedere il posto alla comprensione e al dialogo, indispensabili per la promozione della tanto
discussa e desiderata integrazione.
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