Molti sono stati gli argomenti finora trattati nell'ambito del rapporto NOI E GLI ALTRI e a questo punto non mi rimane che suggervi di accogliere l’affermazione socratica del conosci te stesso come un invito e un impegno, per il raggiungimento di una matura e consapevole acquisizione e comprensione del sé, in direzione del fine educativo della formazione alla nuova cittadinanza, punto cardine per la realizzazione dell’integrazione.
Noi, in quanto uomini, dovremmo fare in modo di conoscerlo. Per incontrarlo, però, dobbiamo prima incontrare noi stessi e conoscere la nostra intimità profonda e i significati nascosti che ci hanno reso e continuano a renderci quello che siamo.
Solo portando avanti un sincero lavoro autobiografico su noi stessi, un autoesame, saremo in grado di percepirci come soggetti responsabili della propria storia.
E, una volta che avremo fatto luce in noi, saremo pronti per comprendere non solo quello che l’uomo ha compiuto e continua a compiere nel mondo, ma anche le possibili e giuste strade da percorrere nel nostro lungo cammino.
La nostra storia, fatta di sbagli e di conquiste, deve essere un esempio e una guida per tutti noi. Ed, inoltre, procedendo verso una continua rielaborazione e interpretazione della nostra intimità e della nostra storia, potremo giungere alla ri- scoperta dell’altro come parte di noi.
Il regno del “mordi e fuggi” , che ci circonda, troppe volte ci lascia con l’amaro in bocca. Ma, se non ci fermiamo a riflettere, continuerà a farlo, lasciandoci vegetare nella nostra vita.
Se invece ci renderemo conto che, proprio perché viviamo, non solo abbiamo il diritto di vivere, ma anche l’obbligo di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta, allora capiremo quanto sia importante coltivare la nostra umanità.
Comprensione della diversità e dell’alterità, ascolto e dialogo, confronto e rispetto dei valori universali della democrazia sono gli obbiettivi dell’educazione interculturale, che investe sui cittadini per renderli nuovi cittadini responsabili di sé, delle proprie azioni, del mondo e degli altri.
L’uomo, con la sua nuova veste di cittadino glo-cale, potrà vedere la propria ricchezza, la propria speranza e la propria vita nell’altro, indipendentemente dal colore della pelle o dai tratti somatici o dalla cultura.
Nella realtà odierna
“l’ultimo continente sconosciuto è l’uomo stesso”
Edgar Morin, Il paradigma perduto. Che cos' è la natura umana? Feltrinelli, Milano,2001
Noi, in quanto uomini, dovremmo fare in modo di conoscerlo. Per incontrarlo, però, dobbiamo prima incontrare noi stessi e conoscere la nostra intimità profonda e i significati nascosti che ci hanno reso e continuano a renderci quello che siamo.
Solo portando avanti un sincero lavoro autobiografico su noi stessi, un autoesame, saremo in grado di percepirci come soggetti responsabili della propria storia.
E, una volta che avremo fatto luce in noi, saremo pronti per comprendere non solo quello che l’uomo ha compiuto e continua a compiere nel mondo, ma anche le possibili e giuste strade da percorrere nel nostro lungo cammino.
La nostra storia, fatta di sbagli e di conquiste, deve essere un esempio e una guida per tutti noi. Ed, inoltre, procedendo verso una continua rielaborazione e interpretazione della nostra intimità e della nostra storia, potremo giungere alla ri- scoperta dell’altro come parte di noi.
Il regno del “mordi e fuggi” , che ci circonda, troppe volte ci lascia con l’amaro in bocca. Ma, se non ci fermiamo a riflettere, continuerà a farlo, lasciandoci vegetare nella nostra vita.
Se invece ci renderemo conto che, proprio perché viviamo, non solo abbiamo il diritto di vivere, ma anche l’obbligo di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta, allora capiremo quanto sia importante coltivare la nostra umanità.
“ I cittadini che coltivano la propria umanità devono concepire se stessi non solo come membri di un gruppo, ma anche e soprattutto come esseri umani legati ad altri esseri umani da interessi comuni e dalla necessità di un reciproco riconoscimento”.
Martha Nussbaum, Coltivare l'Umanità, Carocci, Roma, 1999
Un riconoscimento delle differenze e nello stesso tempo dei diritti, delle aspirazioni e delle problematiche condivise.
Comprensione della diversità e dell’alterità, ascolto e dialogo, confronto e rispetto dei valori universali della democrazia sono gli obbiettivi dell’educazione interculturale, che investe sui cittadini per renderli nuovi cittadini responsabili di sé, delle proprie azioni, del mondo e degli altri.
L’uomo, con la sua nuova veste di cittadino glo-cale, potrà vedere la propria ricchezza, la propria speranza e la propria vita nell’altro, indipendentemente dal colore della pelle o dai tratti somatici o dalla cultura.
A tutti è stata concessa una vita da vivere, tutti abbiamo il diritto di viverla e, anche, il dovere di risolvere i problemi che impediscono a chiunque di viverla.
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