Il razzismo è una forma degenerata di pregiudizio che conduce al sospetto, all’odio e alla persecuzione di un particolare gruppo o razza.
Il pregiudizio di razza troverà luogo teorico nel Positivismo e alcuni teorici sosterranno l’esistenza della differenza di razza su base biologica, affidandosi alla teoria evoluzionistica e all’ipotesi dei condizionamenti ambientali sui caratteri degli individui, con il preciso scopo di gerarchizzare le popolazioni umane tra settentrionali e meridionali, a tutto svantaggio di quest’ultime.
Il pregiudizio di razza troverà luogo teorico nel Positivismo e alcuni teorici sosterranno l’esistenza della differenza di razza su base biologica, affidandosi alla teoria evoluzionistica e all’ipotesi dei condizionamenti ambientali sui caratteri degli individui, con il preciso scopo di gerarchizzare le popolazioni umane tra settentrionali e meridionali, a tutto svantaggio di quest’ultime.
Su questi criteri si fonderà la legittimazione del pregiudizio di razza che, nel Novecento europeo, alimenterà il mito nazionalistico, la paura del diverso e la perdita di identità, da cui avranno origine misure di controllo sociale, che sconfineranno nell’epurazione e nello stermino degli Ebrei. Oggi studiosi e scienziati hanno abbandonato la definizione e la concezione biologica di razza, molto statica, in favore di una definizione socio- storica che considera la razza instabile e socialmente determinata.
Inoltre, nel 1978 durante la Conferenza generale di Parigi, l’ UNESCO ha emanato la Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali nella quale si afferma che
“tutti gli esseri umani appartengono alla stessa specie e provengono dallo stesso ceppo. Essi nascono uguali in dignità e diritti e fanno tutti parte integrante dell’Umanità” e ancora “tutti gli individui e tutti i gruppi hanno diritto di essere diversi, di ritenersi e di essere accettati come tali”.
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