martedì 30 giugno 2009

Il posto giusto per questo ShOuT

Da qualche settimana i bambini delle scuole elementari hanno ricevuto le pagelle.
Mi trovavo in un luogo molto frequentato dalle loro madri, la parrucchieria, e non volendo ho assistito ad una conversazione: chiedevano il meglio per i propri figli...

Mamma y: Sei andata a prendere la pagella di tuo figlio?
Il mio ha avuto tutti 9, ma la maestra mi ha detto che è difficile che lei metta 10 quindi posso considerare quel voto come il massimo.
Mamma x: Si, si anche il mio. Ma è giusto che gli metta questi voti, sono bambini molto intelligenti ed educati!
Anche in condotta gli ha messo 9.
Mamma y: Si...ma quello lo ha messo anche al bambino marocchino...
Mamma x: DAVVERO?!?!
Mamma y: E si... e invece sono andati a bocciare la figlia di W.
Mamma X: Mamma mia non ci posso credere!...
Ma visto che c'erano non potevano liberare la classe da quel marocchino! Sicuramente farà una puzza... soprattuto in quel buco di classe.... ahahah.
Mamma Y: E tanto si ritira... loro non ci tengono come noi all' istruzione.

Non ho commentato quel giorno e non lo farò ora... anche perchè non credo ce ne sia bisogno.
Su una cosa, però, ho riflettuto ... Noi e gli Altri, forse, ancora dobbiamo imparare a convivere.


sabato 27 giugno 2009

Una scuola esemplare.......?!

Ciao a tutti...pensavate..che una volta che avessi finito l'esame...sarebbero finiti i miei post? Bè vi sbagliavate eh..eh.
Allora dove eravamo rimasti? Si..ecco avevamo fatto il punto su tutto il nostro discorso...riguardo alla necessità di perseguire una nuova cittadinanza per l'integrazione...

Ebbene quest'oggi vorrei portare alla luce una realtà che molto si collega a tutti i discorsi fatti finora e che ha come protagonisti dei bambini. Sto parlando della scuola Carlo Pisacane di Roma.


Non so se qualcuno di voi ne ha già sentito parlare...in ogni caso ... è una scuola elementare ad alta densità multietnica, che nei scorsi mesi ha attirato l'attenzione pubblica per il disagio di alcuni genitori italiani nel mandare i loro figli a scuola.
In questo contesto più che mai mi pare doveroso mostrare l'altro lato della medaglia e perciò vi posto una lettera scritta da un altro gruppo di genitori che invece si rende conto dell'enorme ricchezza culturale che rappresenta questa scuola e che
I BAMBINI NON DEVONO PAGARE I CONFLITTI DEI GRANDI:

“Siamo un gruppo di genitori della scuola elementare Carlo Pisacane di Roma. A seguito delle polemiche sollevate sulla nostra scuola nei giorni scorsi ed esasperati dai toni minacciosi di alcuni genitori e dalle dichiarazioni di discredito apparse sui media, scriviamo per far conoscere anche un altro punto di vista. Il VI municipio di Roma, e Torpignattara in particolare, non sono un ghetto ma una realtà multiculturale dove la progressiva penetrazione dei migranti ha reso evidente l’esigenza di confrontarsi con il problema dell’integrazione dei nuovi arrivati nella società. L’integrazione può essere la semplice annessione dei pochi nella cultura dei molti, scelta che comporta l’assunzione di rischi di non poco conto, o la condivisione di una realtà comune in continuo cambiamento, nel rispetto reciproco e senza omologazioni. Sperando che l’intento comune sia quest’ultimo, è chiaro che la scuola ricopre un ruolo di prim’ordine perché il bambino straniero, che impara la lingua spesso meglio e più in fretta degli adulti, e che interagisce quotidianamente con i coetanei, può diventare il primo mediatore culturale della famiglia, trasferendo ad essa la cultura indigena. Una lunga premessa per dire che quanto sta accadendo intorno alla nostra scuola è mortificante e ignobile: mortificante perché non viene riconosciuto quanto da anni la scuola sta facendo per la socializzazione e l’integrazione tra i bambini; ignobile perché si sta volontariamente squalificando la competenza del corpo docente, che ha dimostrato di saper offrire ai bambini, con una didattica di qualità, la possibilità di un apprendimento scolastico senza lacune o ritardi. In prima elementare i nostri figli, italiani, bangladesi, romeni, polacchi, colombiani, filippini, algerini o egiziani, stanno imparando a leggere e scrivere in stampatello e corsivo. Riconoscono i numeri pari e dispari, ordinali e cardinali, eseguono le addizioni con “3 numeri” e qualcuno, avendo capito “la magia” delle operazioni, sa già eseguire le sottrazioni prima che la maestra le abbia spiegate. Insomma, arrivano alle medie senza difettare di preparazione o
conoscenza, come affermato più volte dagli organi preposti alla valutazione didattica. Ma soprattutto vanno a scuola sereni e incontrano i compagni italiani, bangladesi, romeni, polacchi, filippini, algerini, colombiani o egiziani, alle feste, in palestra o al cinema. La Pisacane non è un Eden. I problemi tra chi non parla la stessa lingua ci sono e non si possono negare, ma non si deve trasferire nella scuola il conflitto tra adulti che ha origine nelle difficoltà del quartiere. E’ complicato chiedere di versare 5 euro per la cassa comune o tradurre il verbale del consiglio di classe, ma è anche bello scoprire che all’iniziativa, a pagamento, del teatro per carnevale ha aderito l’85% dei bambini. Screditare la Pisacane è un atto vigliacco operato da chi vuole usare i bambini per fini diversi da quelli dell’integrazione e della cultura, costringendoli a subire l’insofferenza e l’ostilità di chi si nasconde dietro all’integrazione per mascherare il “gattopardesco” desiderio di cambiare tutto senza cambiare nulla. Rivolgendoci a loro ci viene da dire: attenzione, quello che si semina si raccoglie. Rivolgendoci a voi, che leggete, un invito: venite a vedere, la Pisacane è aperta a tutti!. Paola Piovesan, Tiziana Catonio, Silvia Miele, Rupali Gomez, Ahlam Soudi, Elena Cercere, Edith Pilien, Andrei Perianu, Chen Mei, Ombretta Burla, James Gomez, Adnan Chami, Rid Ali, Xiao Juan (22 febbraio 2009).

Lettera pubblicata su Metropoli di Repubblica del 22 febbraio

Finora spesso e volentieri ci siamo mantenuti sul teoretico...ora invece affrontiamo un tema vero e reale e...mi piacerebbe trovare molte vostre risposte e proposte a riguardo per due motivi:
il primo per capire se il mio blog ha dato o meno i suoi frutti dal momento che l'obbiettivo primario, attraverso l'analisi di numerosi punti di vista e lo sguardo da numerose angolature, era quello di suscitare in voi uno spostamento di prospettiva per cogliere più punti di vista possibili in modo da poterli poi trasferire nella realtà quotidiana..e questo argomento che oggi vi propongo è più che mai un banco di prova, in quanto non si tratta di teoria ma di vita activa...in cui un cittadino del mondo dovrebbe esprimere il proprio pensiero e guidarlo per agire nella giusta direzione...

Il secondo motivo per cui mi aspetto che rispondiate in numerosi?
Semplice...c'è ancora chi deve sostenere l'esame..quale occasione migliore di dimostrare di aver afferrato il discorso sulla collaborazione, la conoscenza e la crescita condivisa di sapere sul web?
Ci tengo però a sottolineare che il mio invito:COMMENTATE, PROPONETE, DISCUTETE...vale sempre... anche dopo l'esame...in quanto il vero esame è la vita....(uau come sono filosofica...eh eh..)

E allora...candidati e non ..fatevi sotto!!!!

lunedì 22 giugno 2009

Per fare il punto...

Molti sono stati gli argomenti finora trattati nell'ambito del rapporto NOI E GLI ALTRI e a questo punto non mi rimane che suggervi di accogliere l’affermazione socratica del conosci te stesso come un invito e un impegno, per il raggiungimento di una matura e consapevole acquisizione e comprensione del sé, in direzione del fine educativo della formazione alla nuova cittadinanza, punto cardine per la realizzazione dell’integrazione.
Nella realtà odierna
“l’ultimo continente sconosciuto è l’uomo stesso”
Edgar Morin, Il paradigma perduto. Che cos' è la natura umana? Feltrinelli, Milano,2001


Noi, in quanto uomini, dovremmo fare in modo di conoscerlo. Per incontrarlo, però, dobbiamo prima incontrare noi stessi e conoscere la nostra intimità profonda e i significati nascosti che ci hanno reso e continuano a renderci quello che siamo.
Solo portando avanti un sincero lavoro autobiografico su noi stessi, un autoesame, saremo in grado di percepirci come soggetti responsabili della propria storia.
E, una volta che avremo fatto luce in noi, saremo pronti per comprendere non solo quello che l’uomo ha compiuto e continua a compiere nel mondo, ma anche le possibili e giuste strade da percorrere nel nostro lungo cammino.
La nostra storia, fatta di sbagli e di conquiste, deve essere un esempio e una guida per tutti noi. Ed, inoltre, procedendo verso una continua rielaborazione e interpretazione della nostra intimità e della nostra storia, potremo giungere alla ri- scoperta dell’altro come parte di noi.
Il regno del “mordi e fuggi” , che ci circonda, troppe volte ci lascia con l’amaro in bocca. Ma, se non ci fermiamo a riflettere, continuerà a farlo, lasciandoci vegetare nella nostra vita.


Se invece ci renderemo conto che, proprio perché viviamo, non solo abbiamo il diritto di vivere, ma anche l’obbligo di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta, allora capiremo quanto sia importante coltivare la nostra umanità.

“ I cittadini che coltivano la propria umanità devono concepire se stessi non solo come membri di un gruppo, ma anche e soprattutto come esseri umani legati ad altri esseri umani da interessi comuni e dalla necessità di un reciproco riconoscimento”.
Martha Nussbaum, Coltivare l'Umanità, Carocci, Roma, 1999
Un riconoscimento delle differenze e nello stesso tempo dei diritti, delle aspirazioni e delle problematiche condivise.

Comprensione della diversità e dell’alterità, ascolto e dialogo, confronto e rispetto dei valori universali della democrazia sono gli obbiettivi dell’educazione interculturale, che investe sui cittadini per renderli nuovi cittadini responsabili di sé, delle proprie azioni, del mondo e degli altri.
L’uomo, con la sua nuova veste di cittadino glo-cale, potrà vedere la propria ricchezza, la propria speranza e la propria vita nell’altro, indipendentemente dal colore della pelle o dai tratti somatici o dalla cultura.

A tutti è stata concessa una vita da vivere, tutti abbiamo il diritto di viverla e, anche, il dovere di risolvere i problemi che impediscono a chiunque di viverla.

domenica 21 giugno 2009

Ma parliamo un pò di google?





Siamo arrivati alla fine di un percorso prestabilito.....Tanti sono stati i compiti da svolgere e credo che la maggior parte di noi l 'abbia fatto...Una cosa però mi preme particolarmente di fare...ovvero creare un piccolo elogio a quella che è stata la piattaforma che ci ha accompagnati in tutto questo percorso...GOOGLE!!!!
Partiamo con le nozioni basilari:

Google è un motore di ricerca per Internet che si occupa di immagini, foto, notizie, mappe, video, oltre a mantenere una copia cache di tutte le pagine che conosce.La popolarità di Google è talmente grande che in Inglese è nato il verbo "to google" col significato di "fare una ricerca sul web".I suoi servizi:

-AdWords: è il servizio per inserire il proprio sito all'interno dei risultati di ricerca, nella tabella "collegamenti sponsorizzati". Il servizio non è gratuito, ha un costo per click, stabilito dall'inserzionista, che viene scalato dal budget a disposizione ogni volta che un utente clicca sull'annuncio (pay-per-click). È possibile personalizzare ulteriormente la propria campagna pubblicitaria: si può inserire un limite al budget giornaliero, selezionare le aree geografiche dove far comparire l'annuncio, scegliere le parole chiave per la visualizzazione dell'annuncio.

-AdSense:è il servizio di Google che permette agli affiliati di guadagnare inserendo della pubblicità nel proprio sito. L'utente cede a Google uno spazio nella propria home page (solitamente una striscia orizzontale in basso o verticale). L'algoritmo di AdSense scansiona il contenuto delle pagine web degli utenti affiliati. Poi Google inserisce nella sezione i propri annunci pubblicitari in base alle parole chiave trovate. È fondamentale la correlazione semantica tra contenuti della pagina web e annunci: questi ultimi devono essere pertinenti al sito che li ospita.

e molti altri......

Andiamo a dare una sbirciatina ai prodotti google da noi UTILIZZATI...

1. G-MAIL: Gmail è un servizio di webmail gratuito basato su ricerche che integra le caratteristiche più importanti dei tradizionali programmi email con la tecnologia di ricerca di Google. In tal modo, Gmail facilita l'individuazione dei messaggi:
non bisogna più scorrere avanti e indietro la casella di posta per trovare il
messaggio che si cerca. Oltre a un innovativo modo di leggere e monitorare i messaggi, Gmail offre anche 2,9 megabyte di spazio libero per l'archiviazione.

2.
BLOGGER: è uno strumento gratuito di Google per la pubblicazione di blog e per una facile condivisione dei tuoi pensieri con tutti il mondo.

3.TALK: è un applicazione scaricabile caratterizzata dalla presenza di diverse funzionalità che ti permettono di comunicare con gli altri in tempo reale, mediante l'uso di:

Messaggistica istantanea — Per chattare con tutti i tuoi contatti Google Talk e Gmail in tempo reale.

Chiamate vocali da PC a PC gratuite — Per parlare gratis con chiunque sia online e disponga di un client Google Talk.

Invio e ricezione di messaggi vocali — Se la persona che chiami non è disponibile, puoi lasciarle un messaggio vocale.

-Avvisi Gmail sul desktop — Mentre stai utilizzando Google Talk, riceverai la notifica dei nuovi messaggi presenti nella Posta in arrivo di Gmail.

4. DOCUMENTI:Quando inviti altri utenti a modificare o visualizzare un foglio di lavoro, un documento o una presentazione, il tuo elenco contatti di Gmail verrà utilizzato per fornirti un accesso semplice e automatico a nomi e indirizzi email. In questo modo, ogniqualvolta immetti il nome di un utente che è presente nell'elenco contatti di Gmail, l'indirizzo email verrà inserito automaticamente nella casella di invito dopo aver digitato le prime lettere.

5.Google Reader: è un lettore per feed con interfaccia web: un web aggregator.Per accedere al programma è necessario disporre di un Google Account, ovvero lo stesso che consente l'accesso a Gmail, Froogle, My Search History ed ai molteplici servizi aggiuntivi.Lo stile dell'interfaccia ricorda molto Gmail e la nuova versione di Google Groups. Anche in Google Reader il team di sviluppo non si è certo dimenticato di ricorrere ad AJAX, tecnologia che sembra oramai essere parte integrante di qualsiasi piattaforma realizzata dal motore di ricerca.Non manca neanche l'opzione preferiti che consente di marcare specifici feed o singoli elementi news.

ext.....ext....

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.......ADESSO STO MEGLIO BISOGNAVA ACCULTURARE UN POCHINO QUESTO BLOGGINO CON QUESTE NOTIZIE , non credete?
Personalmente mi sono trovata benissimo con tutti i prodotti GOOGLE....i servizi...
E' FACILE...E' VELOCE...è il massimo....
E ALLORA CHIARA LO DICE.....altro che msn!
GRAZIE GOOGLE.................

Lo slittamento dall'identità alla differenza: tappe principali

Dal momento che la cultura occidentale nasce in connessione al predominio dell’identità e a discapito della diversità, ritenuta fuori dalla regola, occorre procedere lungo una ricostruzione del pensiero occidentale, per dirigerlo verso un nuovo paradigma: la differenza.
Educare alla differenza significa capovolgere radicati concetti e pensieri, che hanno nutrito la crescita culturale dell’uomo occidentale nel corso della sua storia.


La necessità di identificare per ordinare ha radici lontane. Basti pensare al principio di identità e di non contraddizione di Parmenide, definiti anche da Aristotele nell’Organon e in esso affiancati dal principio del terzo escluso.
Solo durante l’Illuminismo comincerà a diffondersi un atteggiamento problematico nei confronti di ciò che esiste al di là del singolo, il quale getterà le basi alla difesa della dignità umana e al riconoscimento della differenza.


John Locke esprimerà la necessità di far coesistere una possibile pluralità di atteggiamenti religiosi, filosofici ed etici.






La nascita dell’antropologia culturale cancellerà le millenarie gerarchie delle culture e il pensiero di Claude Levi- Strauss contribuirà a sensibilizzare al rifiuto dell’etnocentrismo. Egli descrisse due tipi di società. Le società calde, sviluppate tecnologicamente e in continua evoluzione e le società fredde, rimaste allo stato primitivo. Tra le due, queste ultime rappresentano, per l’antropologo, sistemi equilibrati del rapporto uomo- natura e perciò sono un modello per le civiltà occidentali. Con Levi- Strauss i primitivi, considerati da sempre selvaggi e inferiori, diventano l’incarnazione di una Umanità più pura da perseguire.

Il pensiero negativo di Nietzsche guarderà oltre l’Occidente decostruendone i miti, i principi e le regole. Infatti, partendo dalla considerazione che l’uomo è gettato in un mondo che non ha creato lui e che è essenzialmente un essere- per- la- morte, egli rivela come la finitezza e la precarietà umana conducono l’uomo a costruire delle certezze necessarie per la sua sopravvivenza.


Ma è con la rivoluzione psicoanalitica che l’identità occidentale viene colpita al cuore. La tripartizione dell’ Io ( Es, Io, Super- Io) di Sigmund Freud aprirà la strada all’ affermazione della diversità a discapito dell’identità, della molteplicità a discapito dell’unicità.

Sono queste le fasi principali che hanno portato allo slittamento dall’identità alla differenza nella cultura occidentale. Ma la ricostruzione del pensiero occidentale non deve esaurirsi in queste tappe. Oggi occorre continuare questa rielaborazione per impedire un ritorno dell’identità che continua ad essere una minaccia, nonostante i progressi teorici che abbiamo enumerato.

Il pensiero debole

Una corretta interpretazione deve essere coordinata da un pensiero debole, per usare la definizione del filosofo torinese Gianni Vattimo, ovvero un’interpretazione che si fondi sul ripensamento profondo di tutte le nozioni che sono sempre state a sostegno della cultura e volto alla pietas nei riguardi dei valori storici tramandati.
Un pensiero, quindi, che accetti il peso dell’errore, del caduco, dell’effimero e di tutto ciò che è storico e umano, in favore dell’affermazione di un soggetto molteplice, complesso e cosciente di essere legato indissolubilmente all’alterità in una età nuova e totalizzante.
E, soprattutto, un soggetto tollerante e aperto, capace di mettere al bando la paura della diversità, i pregiudizi, l’etnocentrismo e l’individualismo, per cedere il posto alla comprensione e al dialogo, indispensabili per la promozione della tanto
discussa e desiderata integrazione.

sabato 20 giugno 2009

Dagli strumenti alle istruzioni per l'uso...

Una volta che avremo fatto nostro lo sguardo antropologico e il pensiero migrante, strumenti necessari per comprendere e riconoscere la differenza, dovremo incanalarli verso una cooperazione, volta all’avvio di un processo di decostruzione del pensiero e della cultura.


Decostruire significa sviluppare una conoscenza della conoscenza, pensando la complessità e tenendo presente che procedere lungo questa strada non significa cancellare l’identità, bensì rivedere le interpretazioni difettose, come la visione unitaria dei punti di vista e la legittimazione di stereotipi e pregiudizi.

Comprendere e decostruire rappresentano il percorso obbligato per la realizzazione della nuova forma mentis e per la coltivazione di un nuovo soggetto in grado, grazie a questi strumenti cognitivi forniti dall’ermeneutica moderna, di interpretare l’alterità e la differenza come strutture portanti per la costruzione sociale e culturale dell’epoca della globalizzazione.



Appare così evidente il compito dell’uomo nella post-modernità, ovvero quello di interpretare la dimensione che lo circonda ovvero quella dell’oltre, nel quale abita l’alterità e la diversità che tanto temiamo e delle quali non possiamo fare a meno.

venerdì 19 giugno 2009

A proposito di razzismo...




Gli strumenti contro il razzismo...

Nel 1978 durante la Conferenza generale di Parigi, l’ UNESCO ha emanato la Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali nella quale si afferma che “tutti gli esseri umani appartengono alla stessa specie e provengono dallo stesso ceppo. Essi nascono uguali in dignità e diritti e fanno tutti parte integrante dell’Umanità” e ancora “tutti gli individui e tutti i gruppi hanno diritto di essere diversi, di ritenersi e di essere accettati come tali”.
Trent'anni dopo...nonostante i traguardi raggiunti in merito la diversità fa ancora paura ed è spesso percepita come una minaccia...

Ecco perchè dobbiamo porre attenzione al diverso con l’intento di conoscerlo e non di giudicarlo. La differenza non deve essere ritenuta un disvalore, se non vogliamo incorrere alla giustificazione della cancellazione delle culture altre. Essa deve, invece, essere rivalutata e utilizzata per procedere ad una relativizzazione del proprio punto di vista.
Tutto ciò è possibile se e solo se impariamo a guardare gli altri con uno sguardo antropologico capace di mostrare la bellezza che risiede nell’altro e con essa le difficoltà, i timori e le risposte che il diverso manifesta quando stereotipi e pregiudizi vengono usati contro di lui.

Dobbiamo guardare la diversità con occhi nuovi e con l’ausilio di un pensiero che migri senza paura verso il diverso e ritorni indietro, arricchito da questa esperienza.

In sostanza il cittadino deve farsi portatore di una nuova forma mentis capace di emigrare verso il pensiero altrui, comprenderlo e tornare in sé facendo tesoro dell' esperienza dell'incontro.
Il pensiero del neocittadino deve essere perciò un pensiero che si fa nomade, un pensiero migrante che dia spazio all’ascolto, al dialogo, all’incontro, ma anche al complesso, al mutevole, al condizionale. Un pensiero insomma plurale e dialogico, che si configura come un ulteriore strumento necessario per comprendere la differenza e per guidare lo spostamento di prospettiva.


Franco Cambi dice: "La mente nomade, libera, plurale ed aperta è la mente dell’intercultura e soprattutto è la mente richiesta dal presente"

martedì 16 giugno 2009

Risultati sondaggio

Eccovi i risultati del sondaggio in relazione agli atteggiamenti razzisti proposto nei giorni scorsi su questo blog..


Vi è mai capitato di sentirvi e/o assumere atteggiamenti razzisti?



  • No, mai 25%



  • Si, spesso 0%



  • Si, qualche volta 75%


Il fatto che quest'ultima opzione sia stata la più cliccata è un ottimo input per una sincera riflessione che conduca alla consapevolezza che il pregiudizio è dentro di noi...


Ammettere ciò significa riconoscere che l'ignoranza apre la strada al razzismo...mentre se conosciamo il pregiudizio e le sue implicazioni esso avrà strade negate...

venerdì 12 giugno 2009

Quando il calcio diventa razzismo...

Dopo tutti i discorsi sulla diversità e sull'alterità affrontati in questo blog...
Credete che quest'immagine possa essere identificabile come un "crimine d'odio"?
Secondo il mio parere non vi è molta differenza tra le scritte che ho segnalato giorni fa, decisamente razziste, e questa...



Questa scritta lascia intendere che la diversità sia un problema e quel che è peggio è il fatto che è inserita in un contesto in cui il gioco e la sportività lasciano posto a sentimenti di odio, insofferenza e discriminazione...
Tutti i discorsi fatti fin qui hanno un senso...il blog parte da una lettera che prende in considerazione una diatriba calcistica Catanzaro-Cosenza che spesso supera i confini dello sport per accedere nella vita di tutti i giorni...e culmina con questa immagine a testimonianza del fatto che possiamo costruire tanti bei discorsi, ma poi questi cadono inesorabilmente davanti a dei graffiti del genere..in cui..l'altro da noi, e non necessariamente straniero, è etichettato come un diverso...solo per una questione sportiva...Io non ho parole..
A voi l'ardua sentenza...

domenica 7 giugno 2009

Che cosa sono i "crimini di odio"?


I pregiudizi e il razzismo conducono ad assumere atteggiamenti di discriminazione e crimini di odio, gli HATE CRIMES che non comprendono solo azioni fisiche ma anche morali, come per esempio lo scrivere frasi razziste sui muri e/o disegnare svastiche.



Spesso questi comportamenti sono dettati da sentimenti xenofobici..






Il razzismo



Il razzismo è una forma degenerata di pregiudizio che conduce al sospetto, all’odio e alla persecuzione di un particolare gruppo o razza.
Il pregiudizio di razza troverà luogo teorico nel Positivismo e alcuni teorici sosterranno l’esistenza della differenza di razza su base biologica, affidandosi alla teoria evoluzionistica e all’ipotesi dei condizionamenti ambientali sui caratteri degli individui, con il preciso scopo di gerarchizzare le popolazioni umane tra settentrionali e meridionali, a tutto svantaggio di quest’ultime.
Su questi criteri si fonderà la legittimazione del pregiudizio di razza che, nel Novecento europeo, alimenterà il mito nazionalistico, la paura del diverso e la perdita di identità, da cui avranno origine misure di controllo sociale, che sconfineranno nell’epurazione e nello stermino degli Ebrei. Oggi studiosi e scienziati hanno abbandonato la definizione e la concezione biologica di razza, molto statica, in favore di una definizione socio- storica che considera la razza instabile e socialmente determinata.

Inoltre, nel 1978 durante la Conferenza generale di Parigi, l’ UNESCO ha emanato la Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali nella quale si afferma che



“tutti gli esseri umani appartengono alla stessa specie e provengono dallo stesso ceppo. Essi nascono uguali in dignità e diritti e fanno tutti parte integrante dell’Umanità” e ancora “tutti gli individui e tutti i gruppi hanno diritto di essere diversi, di ritenersi e di essere accettati come tali”.

Etnocentrismo e xenofobia:istruzioni per il NON uso

Nei giorni scorsi abbiamo analizzato gli stereotipi e i pregiudizi, esaltando l'atteggiamento corretto di intenderli per limitare il diffondersi di sentimenti pericolosi di chi si considera normale rispetto alla presunta anormalità del diverso e che contribuiscono ad ostacolare l’integrazione.


Ora sposteremo la nostra attenzione sui sentimenti in questione per capirne le dinamiche e gli effetti. Cominciamo con l'etnocentrismo e la xenofobia.


Quando parliamo di etnocentrismo intendiamo riferirci alla credenza che la cultura propria sia superiore alle altre. In altre parole, anziché cercare di capire il comportamento altrui nel contesto di una determinata cultura, assumiamo un atteggiamento che consiste nel giudicare non corretta qualsiasi azione, credenza o abitudine solo perché diverse dalle nostre, ritenute invece esatte. Ne consegue la discriminazione e l’ emarginazione del soggetto, o dei gruppi di soggetti, che si discostano dalla cultura e dal pensiero dominante.
Una forma meno grave di etnocentrismo è considerata l'abitudine di utilizzare l'aggettivo americani in relazione ai cittadini degli Stati Uniti, mentre il termine include anche tutti gli abitanti del Nord e Sud America.


Le forme gravi di etnocentrismo impediscono la comunicazione tra le persone.


Anche la xenofobia, ovvero la paura e l’intolleranza del diverso, vissuto come pericoloso e per questo da allontanare, conduce all’emarginazione e, affiancata al sentimento etnocentrico, si configura come un meccanismo di difesa dalla diversità, la quale minaccia, appunto, la correttezza della propria cultura, considerata superiore.


Come porsi allora nei confronti delle culture altre?


Per prima cosa dobbiamo evitare tre tipi di possibili comportamenti che in genere si assumono e che sono purtroppo errati. Quali sono?

L'ansietà, ovvero quando siamo ansiosi perchè non sappiamo chi abbiamo di fronte e anzicchè concentrarci sul momento comunicativo, i nostri pensieri si focalizzano solo su questo sentimento, causando timore e chiusura.


Assumere similarità invece di differenza, ovvero quando non sappiamo nulla su una certa cultura e assumiamo che non vi sono differenze con la nostra.


Assumere differenza invece di similarità, ovvero quando assumiamo che tra la nostra cultura ed un'altra vi sia un divario inconciliabile, ciò non ci permette di riconoscere le cose in comune tra le due culture.



Qual'è dunque l'atteggiamento corretto da assumere nei confronti di una cultura altra?


Non occorre assumere niente, ma chiedere, conoscere e apprendere...essere disponibili cioè ad aprirsi alla diversità per cogliere le differenze e le similarità.

mercoledì 3 giugno 2009

PERCHE' STEREOTIPI E PREGIUDIZI CONTINUANO AD ESISTERE?

E' utile, abbiamo sottolineato conoscere stereotipi e pregiudizi, ma è ancora più utile prendere coscienza del fatto che essi nascono e si rafforzano nella socializzazione, in famiglia e a scuola, ed è qui, dunque che bisogna intervenire per evitare che essi giustifichino atteggiamenti di ostilità e discriminazione.
Quindi, essi non solo vengono appresi nei processi della socializzazione, ma purtroppo continuano ad esistere in quanto usati per ottenere profitti sociali, economici e psicologici.


Per profitti sociali
poiché rifiutandoli si può andare incontro ad una rottura nel pensiero comune, si continua ad adoperarli per non correre il rischio di non essere capiti dalla famiglia e dagli amici;

Per profitti economici
sono di grande utilità in una competizione diretta nel mondo del lavoro;

Per profitti psicologici
possono essere usati per spiegare un mondo complesso in termini di semplici cause, in parole povere, quando sosteniamo che un determinato gruppo è la fonte dei nostri problemi.

Stereotipi e pregiudizi

Nei giorni scorsi abbiamo parlato di intercultura e indicato le strade da percorrere nel campo educativo per una sua realizzazione completa nel sociale. Ma a questo punto c'è da chiedersi... quali sono i possibili ostacoli che minacciano la comunicazione interculturale?


Gli stereotipi e i pregiudizi si pongono come vere e proprie barriere all'apertura verso l'altro da sè, alla conoscenza del diverso e più in generale all'integrazione nella società multietnica.


L'educazione interculturale ha il compito di scardinare questi pensieri radicati nella mente umana e mostrarne l'erroneità.


L'ultimo dei sette saperi che Edgar Morin propone per l'educazione del futuro abbiamo detto essere la promozione del riconoscimento degli errori e delle illusioni delle conoscenze.


Possamo definire stereotipi e pregiudizi errori e/o illusioni della conoscenza?
La risposta è SI.


Per poter combattere stereotipi e pregiudizi è necessario conoscerli!





Che cos'è uno stereotipo?

Lo stereotipo è uno schema di pensiero rigido, con il quale si etichetta un gruppo sociale. Questo pensiero riconduce i singoli all’interno di una categoria attribuendogli alcuni tratti negativi, che vengono generalizzati a tutto il gruppo, sulla base dell’assunzione che una credenza sia vera e senza considerare che potrebbe non esserlo. Inoltre, l’uso continuato dello stereotipo rafforza la credenza, che sia essa vera o falsa.


Che cos'è un pregiudizio?

Il pregiudizio è un opinione preconcetta non concepita per conoscenza diretta di un fatto, bensì sulla base di voci o opinioni di senso comune non verificate. C’è da aggiungere che il pregiudizio non cambia di fronte a nuovi dati conoscitivi e fa ricorso alla logica dell’eccezione che conferma la regola, per giustificare i comportamenti che si allontanano da determinati stereotipi.


Perchè nascono?

Stereotipi e pregiudizi sono generati da processi socio- cognitivi, quali la sistematizzazione e la categorizzazione, che la mente umana utilizza per conoscere la realtà circostante attraverso la costruzione di somiglianze e differenze. Questi processi attivano una semplificazione del molteplice. La conseguente riduzione all’unico, può causare i suddetti erronei pensieri negativi verso chi è percepito come diverso ed estraneo alla nostra conoscenza.


In conclusione

Stereotipi e pregiudizi sono errori che la nostra mente compie nel procedimento della categorizzazione sociale, simili agli errori che la mente umana compie nella percezione delle illusioni visive.




Prendiamo l'esempio dell'illusione di Mueller-Layer.




I tre segmenti ci appaiono di dimensioni diverse, ma non è così...




Davanti ad un'informazione ambigua la nostra mente sceglie la risposta più semplice e nel contempo erronea.

Per capirci...

Se, invece di considerare stereotipi e pregiudizi come errori della mente durante la percezione del mondo esterno, li consideriamo come pensieri giusti e giustificati, continueremo a determinare la diffusione di sentimenti pericolosi come l’etnocentrismo, la xenofobia e il razzismo.













martedì 2 giugno 2009

Proposte per l'educazione del futuro



Edgar Morin propone sette saperi che l' educazione del futuro deve perseguire, nel caso in cui voglia veramente predisporsi verso una totale formazione del cittadino del mondo, inteso come cittadino glo-cale.




(uomo e terra sono da intendere come unitas - multiplex , ovvero a l’uomo e il mondo sono in sé unici e molteplici, dunque l'incertezza è una normale causa derivata da queste assunzioni)


(il compito di queste due etiche sarà di guidare il soggetto verso la realizzazione e la valorizzazione dell’Umanità, superando ogni egoismo individuale ed ogni etnocentrismo)



  • promuovere il riconoscimento degli errori e delle illusioni delle conoscenze.


Su quest'ultima porremo l'attenzione nei prossimi giorni, mentre sulle altre abbiamo gia in parte discusso, prendendo in considerazione l'opinione di altri autori o delle riflessioni personali, che potrete riguardare e commentare cliccando sui link correlati, che fanno riferimento ad alcune pagine del blog, dedicate a questi argomenti,ma tengo a sottolineare che le suddette pagine non sono le uniche a trattare i temi in questione, in quanto sono stati ripresi più volte e sotto vari punti di vista. Nonostante tutto i link creati fungono da guida e da supporto per dare un idea di ciò che si sta lungamente discutendo in questo angolo di ambienti digitali.Buona lettura e buona riflessione....per chi abbia un pò di tempo per riflettere è ovvio...

EDUCAZIONE INTERCULTURALE


Franca Pinto Minerva delinea tre vie da percorrere per educare all'intercultura.
Occorre educare...



alla comprensione e all’ascolto, attraverso esercizi di ascolto dell’altro e di attenzione verso le altre storie di vita, verso i pensieri, le emozioni, i sogni e i progetti altrui;


educare alla differenza ed al pluralismo, attraverso esercizi cognitivi atti alla costruzione di un pensiero migrante;


educare alla pace e alla solidarietà,
attraverso esercizi di gestione dei conflitti interpersonali per la costruzione di una cultura della pace, sulla base del rispetto delle libertà individuali e allo scopo di salvaguardare la dignità e i diritti umani.

Dalla comunicazione all'educazione INTERCULTURALE

Abbiamo precedentemente messo in evidenza l'importanza di portare avanti una comunicazione interculturale che avviene face-to-face con l'altro diverso da noi.
Ma questo comporta la necessità di ripensare un modello educativo che abbia gli strumenti idonei per fronteggiare e risolvere i problemi dell’uomo che agisce in una società globalizzata.
La risposta educativa, che sembri soddisfare queste esigenze dettate da una multiculturalità crescente, è l’interculturalità, intesa come riscoperta dell’alterità e del rapporto identità- alterità attraverso l’educazione al dialogo e alla differenza, volta al tentativo di allontanare la paura dello straniero dai cuori dei cittadini del mondo e all’instaurazione di una urgente e non sempre facile integrazione.


Fatta questa premessa scendiamo nello specifico..


Cosa si intende per educazione interculturale o più semplicemente educare all'interculturalità?

Si intende un'educazione DINAMICA e RELAZIONALE.

Il primo termine si riferisce ad un approccio dinamico della scuola che sia capace di muoversi su un percorso che comprenda non solo la trasmissione dei saperi, la conoscenza delle culture altre e dei rispettivi costumi e valori, ma anche l’approfondimento e l’analisi della complessità, del pluralismo e del rapporto io-tu inserito in questo contesto, secondo una continua rielaborazione e un modello di educazione personalizzato e pensato su misura per ogni singolo allievo, in nome della diversità e del rispetto per essa.

Il secondo si riferisce, invece, all’interscambio tra gli allievi, al dialogo e alla cooperazione in compiti di gruppo, volti non solo a promuovere il rispetto altrui, ma anche la consapevolezza che lavorando insieme si può giungere a scopi comuni con un maggiore profitto, indipendentemente dalla razza, dalla lingua o dalla cultura.

Dinamicità e relazionalità sono essenziali, dunque, per un’adeguata attività educativa volta alla formazione del cittadino nella sua completezza.

Qual'è dunque lo scopo dell'educazione interculturale?

“ L’attività educativa, non ha soltanto lo scopo di affrontare e rimuovere ostacoli e incomprensioni dovute alle differenze linguistiche, culturali, ma anche quello di promuovere la realizzazione delle potenzialità educative e umane di ciascuno”
( F. Gobbo, Pedagogia interculturale. Il progetto educativo nelle società complesse, Carocci. Roma, 2000, p. 90)


Un educazione intesa in questo senso può...

“contribuire a far sì che individui diversi nelle loro radici linguistiche, religiose ed etniche possano convivere senza conflitti all’interno della stessa società, in modo da salvaguardare il pluralismo delle culture”
( S. Ulivieri, L’educazione e i marginali. Storia, teoria, luoghi e tipologia dell’emarginazione, La Nuova Italia, Firenze,1997, p. 319.)

lunedì 1 giugno 2009

COMUNICAZIONE nel VILLAGGIO GLOBALE


Esistono differenti approcci per studiare la comunicazione in rapporto al nostro villaggio globale.









La COMUNICAZIONE INTERNAZIONALE si riferisce alla comunicazione tra paesi e/o governi nazionali, oppure allo studio comparato dei sistemi di comunicazione.

La COMUNICAZIONE GLOBALE si riferisce allo scambio di informazioni, dati, opinioni e valori tra gruppi, istituzioni e governi.

La COMUNICAZIONE CROSS-CULTURALE si riferisce all' approccio di fenomeni comuni tra le culture, per esempio l'emancipazione femminile.

La COMUNICAZIONE INTERCULTURALE si riferisce alla comunicazione face-to-face tra persone di diverse culture.

Quest'ultima è essenziale per il processo dell'integrazione.
Lo studio della comunicazione interculturale è generalmente associato alla pubblicazione del libro di Edward Hall The Silent Language nel 1959.

Per Hall la cultura, o meglio le differenti culture altro non sono che dei processi comunicativi.

Presentation? Si, "gadget"...!

Ho pensato che fosse stato utile avere sempre sottomano la presentazione del blog per dare agli utenti un quadro preciso degli argomenti trattati nel blog e per accedere facilmente e comodamente ai post più vecchi o ai temi che maggiormente ci interessano ..rimanendo sempre nella prima pagina! E allora..quale migliore gadget della presentation?

Buona visione!